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Giannicaro

by Giannicaro

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1.
Erano anni pieni di perchè le risposte non importavano era tutto semplice sfocato come quando sogni o apri gli occhi sott’acqua. Erano anni pieni di perchè le risposte non importavano che potevi permetterti di non ascoltarle così da ripetere altre cinquanta volte perchè. Anni in cui volevi solo costruire e fare il mosto come vedevi fare dal nonno, anni in cui volevi solo cucine e fare a punto e croce come faceva la nonna, anni in cui volevi solo colorare sui muri di casa e che tuo padre ti narrasse altre storie della buonanotte con un sacco di particolari e personaggi con i nomi strani con intrecci da soap opera lunghissimi e poi nessuno né tuo padre né tantomeno tu ricordavate come fossero iniziati. Anni in cui sapevi che la vita era tutta un gioco e che il massimo della meraviglia stava nelle bolle di sapone, nelle carte da collezione, nelle trottole da battaglia, nei riflessi colorati all’interno di una biglia. E lo sapevi per certo che ognuno di noi avrebbe raggiunto il suo sogno diventando da grande un pilota di formula uno, un astronauta che sarebbe andato sulla luna, un gelataio che avrebbe inventato il gelato gusto: la la la la la la la la la la la la la. Anni in cui volevi fare il giardiniere dei parchi di divertimento per poter salire sulle giostre tutti i giorni dopo aver potato le piante Anni in cui volevi fare il ricercatore di scheletri di dinosauri perchè sapevi che erano davvero immensi e che t’avrebbero aiutato a non smettere di sognare mai. Anni in cui volevi solo costruire e fare il mosto come vedevi fare dal nonno, anni in cui volevi solo cucine e fare a punto e croce come faceva la nonna che ti chiamava per nome con affetto ed apprensione e un sacco di implicite raccomandazioni che potevi fare finta di ignorare e che lei avrebbe fatto finta di non aver detto mai. Erano anni pieni di perchè le risposte non importavano che potevi permetterti di non ascoltarle così da ripetere altre cinquanta volte: la la la la la la la la.
2.
CLICK! Hhhha! Ti stai mettendo il pigiama e poi leggerai un po’. Se mi va bene ti addormenterai lasciandomi accesa. Se mi va male mi resteranno circa 20 minuti. Allora cosa stavo pensando prima che tu mi spegnessi? Ah sì! Un giorno sarò una stella e quel giorno mi chiamerò Sirio Aspetta, no Sirio esiste già, e allora quel giorno mi chiamerò Mario. E sarò più luminosa del Sole e così grande che la gente non saprà più dire qual’è il sole e qual’è Mario e allora non mi spegnerà più nessuno. CLICK! ————— CLICK! Ma non voglio chiedere troppo non mi serve addosso l’attenzione di tutti mi accontenterei di una galassia lontana. Oppure se fossi un satellite che riflette la luce della luna sarebbe fantastico in fondo quello che importa è CLICK! CLICK! Stasera ti sei portato a casa la ragazza, bene! Così mi lascerai accesa e mentre voi due giocherete alla lotta io starò pensando al mio futuro. E se facessi il faro in un porto sul mare non sarebbe poi male alla fine tutta la notte a illuminare il mare e guardare le navi che passano avrei proprio un bel fascino anche se, sempre da solo, che noia. Sarebbe meglio diventare un lampadario in una casa accogliente con un sacco di gente ma mi andrebbe bene anche fare l’adbajour. Che poi in fondo è quella che sono già, no dai piuttosto che rimanere qua mi andrebbe bene anche mi andrebbe bene anche mi andrebbe bene anche CLICK! Alla fine era un bel sogno quello di essere una stella ma si sa che poi le cose loro vanno come vanno Bisogna restare con i piedi per terra e accettare la realtà Ora sono sempre accesa e cambio pure colore non mi posso lamentare anzi sono pure felice di essere quella che sono la spia del televisore.
3.
Cose 03:16
Rit: Cose che non servono a niente come una carta igienica traspirante tutti i desideri della nostra mente sono cose che non servono a niente. Voglio un orologio che scandisca i miei momenti voglio un navigatore per guidare ad occhi spenti un cellulare per sentirmi da un’altra parte voglio un cellulare per sentirti da un’altra parte. Rit: Cose che non servono a niente come un semaforo con le luci dipinte tutti i desideri della nostra mente sono cose che non servono a niente. Voglio foto ricordo che rovinino il passato foto ritoccate per un corpo snaturato reggiseni imbottiti di illusioni voglio scarpe col tacco per attrarre attenzioni nicotina e catrame per sentirmi rilassato sorprese nelle uova per scordare il cioccolato Rit: Voglio cose che non servano a niente come un cane da guardia ipovedente tutti i desideri della nostra mente sono cose che non servono a niente. Voglio tuo bacio e voglio che mi tolga il fiato voglio amarti solamente dopo che mi avrai lasciato e voglio canzoni piene di significato voglio saldi, saldi, voglio tutto scontato voglio nascere col fiocco per morire impacchettato e no non voglio ascoltarti quando dici che ho comprato Rit: Cose che non servono a niente come un meteo che preveda il presente tutti i desideri della nostra mente sono cose che non servono a niente. Cose che non servono a niente che ci costringono ad una felicità apparente tutti i desideri della nostra mente sono cose che non servono a niente.
4.
Felice Ma 03:56
Il signor Felice voleva solo un punto per questo lo chiamavano Signor Felice, punto. La signorina Ma, innamorata del signore Felice scrisse i loro nomi su ogni superficie. Allora tutti lo chiamarono Sig. Felice Ma finché lui si rassegnò alla signorina Ma. Quel che avvenne poi fu che la signora ma Decise i nuovi punti del signor felice ma. E all’improvviso lui non era più sé stesso. Aveva perso il suo punto. Gli restavano i punti della signora Ma. Che cos’è per il signor Felice questo punto di Felicità? Un risveglio con la voglia di una buona colazione un neo sulla sua schiena l’ombra di un aquilone il sorriso di un amico un riflesso contro il vetro il ricordo di due corpi riparati uno nell’altro. Quali punti decideva invece la signora Ma. Uno per la casa nuova per il mutuo predisposto per dei figli, per un cane per le ferie ad agosto. Uno per sognare basso uno per stare al tuo posto e non baciarmi dopo cena il tuo sapore mi avvelena. Poi un giorno lui trovò un biglietto scribacchiato dentro stava scritto: amore sei cambiato scusami perdonami, ti devo lasciare. Lui di risposta gettò i punti nel mare. E all’improvviso si sentì sé stesso ecco il suo punto di partenza per essere Felice senza punti e senza Ma. Voglio essere felice.
5.
Ho perso il lunedì L’ho perso andando a scuola. Mi è uscito dalla tasca E non l’ho sentito. A volte sono così distratto. Il martedì mi salutò con frasi di circostanza Disse che i giorni gli sembravano uguali e che le cose peggioravano di giorno in giorno. Addio mercoledì che quando ci incontrammo era giovedì e non ci riconoscemmo. Luci diverse nei nostri occhi parole straniere sulle nostre lingue. Con il venerdì ci litigai per tradimento scordammo tutto il bene che un tempo ci volemmo. E non ci parlammo mai più. Poi giunse il sabato con la sua febbre: E fu subito sera. I sintomi erano: Uscire insieme Uscire sempre insieme Uscire sempre e solo se insieme. Mi costrinsi a perderlo per vivere anche con gli altri giorni. Alla domenica raccontai tutta questa storia. E lei mi rispose mi rispose sorridente: I giorni persi per strada saranno sempre nei tuoi ricordi. Di quelli che incontrerai siamo solo certi che saranno giorni. Ma quelli che ora ti stanno vicino ridi e bevi con loro fino al mattino.
6.
Quanto tempo! Ma sei dimagrito? Trovi? Tu invece hai l’aria un po’ stanca! Cosa vuoi, questo lavoro mi succhia l’anima. Ti capisco ma bisogna pur mandarla avanti la carretta. Ma senti, stai ancora con...? Con chi? Dai con... Con chi? Dai, con la... Ah! No. E come mai? Beh sai come vanno queste cose. Mi dispiace. Mi passi il sale? Mmm, scotta! Appoggialo che porta sfiga. Piuttosto, tua mamma sta bene? Sì, è morta. Cosa vuoi, tocca a tutti prima o poi. Siamo nati per morire. Su questa vita siamo di passaggio. E non ci sono più le mezze stagioni. Prima fa caldo, caldo caldo. Poi fa freddo, freddo, freddo. Non sai mai come vestirti. Sono anni che non faccio il cambio degli armadi. E il meteo non è per niente d’aiuto. Rosso di sera bel tempo si spera e poi invece piove tutto il giorno. Però se non piovesse, il governo non sarebbe neanche ladro. Ma se è tutto un magna magna. Bravi a parlare, ma poi i fatti? Si è fatta proprio l’ora di andare. È stato bello rivedersi. Saluta tutti a casa. Restiamo in contatto eh. Poi magari un caffè uno di questi giorni. Ma guarda questo mese sarà un inferno. Ma sì con calma. Anche dopo le vacanze. Ah, poi io parto. Va beh dai ci organizziamo con calma, quando hai tempo. Eh averne di tempo eh. Comunque sei proprio dimagrito! Trovi? Tu invece hai proprio l’aria stanca. Cosa vuoi, questo lavoro mi succhia l’anima.
7.
Schiaffo 03:46
Datemi uno schiaffo quando sarò grande e avrò la convinzione di aver capito tutto di aver capito come si parla d’amore con le tasche piene zeppe di consigli. I film davvero belli sono quelli di una volta. Datemi uno schiaffo se non vorrò sporcarmi e sentirmi i polmoni pieni di polline se non saprò aspettare l’alba sulla spiaggia gli occhi sulle stelle la schiena sulla sabbia. A casa si sta bene tra il cuscino e le lenzuola. Datemi uno schiaffo se getterò la spugna ormai prigioniero di questo carattere. E mi fingerò contento mandandovi il buongiorno mandandovi un la mento per ogni lunedì. Cambiatelo voi il sistema io neanche ammorbidente. Datemi uno schiaffo se avrò dimenticato come si gioca. E se mi verrò a dire con la faccia da di legno sì, sono davvero davvero felice È allora che dovrete darmi uno schiaffo. Sarebbe bello riusciste a farmi piangere.
8.
Un po’ alla volta lo scordò come un sogno che si infrange contro il sole del mattino si scordò come si piange. E pensare a quei bei tempi in cui bastava proprio poco si piangeva per un niente, un rimprovero, un gioco. Si piangeva senza sosta senza il minimo pudore si piangeva che era sfogo, era gioia, era dolore. Così mentre navigava il mare della nostalgia s’imbatté nelle comari e nella loro litania. Tutti san che le comari sono sagge in ogni campo e se glielo viene chiesto sono esperte anche del pianto. Cominciarono a prescrivere con sapienza e devozione queste colte chiromanti queste vecchie chiacchierone. Dieci lacrime di gioia perlomeno vanno spese per ciascuno matrimonio e battesimo in paese. Cento lacrime di rabbia contro il telegiornale per questi giovani senza fede né morale. Ma se piangi di dolore di morte e malattia mille lacrime sono poche sfoga in pianto l’agonia. E lui ci provò per mesi a seguir la prescrizione ma non vide risultati neanche vide un luccicone. Però vide una cipolla ed ebbe l’illuminazione basta solo farle un taglio e piangi senza una ragione. Lui la prese, la tagliò e ci infilò pure la faccia tuttavia delle sue lacrime non c’era alcuna traccia. Ma cocciuto come pochi mica si era rassegnato fece il giro del paese cercando il pianto scordato. Incontrò un esorcista, un chirurgo, un attore, incontrò un temporale incontrò un controllore. Incontrò dei fanciulli che con le domande prendevano a schiaffi un uomo più grande. Incontrò fidanzati non troppo felici, una lampadina incontrò vecchi amici. I giorni perduti, quelli inconcludenti, le cose più inutili e rumore di genti. Ciò nonostante il viaggio fu vano, gettò la spugna e si gettò sul divano. Lì, sconsolato sconfitto e affranto, sentì quel suono dalla stanza accanto. Quel suono dolce e consumato sembrò il suo nome sussurrato dalla voce della nonna dal suo accento marcato. E si sentì bambino e si sentì gocciare dagli occhi sulle guance lente lacrime d’amore. Erano salate come quelle del mare.
9.
Genti 03:13
Ho sentito di genti che annusano il mare e possono guadarlo per ore senza invecchiare. Ho sentito di genti che ribaltano il mondo, per un sorriso accennato, intravisto, cercato, sognato. Ho sentito di genti che non sanno la strada e giocano a perdersi ancora un bel po’. Ho sentito di genti che senza dolore veston di bianco quando arriva la Morte, con canti la aspettano e i tamburi la suonano, eccoti grande mia dolce signora. Ho sentito di genti che si raccontano storie, corti racconti della buonanotte, un viaggio nel sonno, si tengono per mano così che il risveglio non sia troppo lontano. Ho sentito di genti, non solo bambini, che a piè pari dentro una pozzanghera si tuffano urlando gioiosi e leggeri. E queste genti che annusano il mare le ho sentite davvero, sono dentro di me, mi tengono stretto, mi riempiono gli occhi e domandano ancora perché.

credits

released May 8, 2020

Musiche di Giovanni Frison
Testi di Giovanni Frison e di Martina Testa

Co-produzione e direzione artistica di Carlo Carcano
Editing e mix di Max Trisotto
Registrato da Luca Tacconi (Sotto il Mare Studio)
Master di Andrea De Bernardi (Eleven Mastering)

Chitarre di Daniele Asnicar
Basso elettrico di Alessandro Bertoldo
Batteria e percussioni di Fabio Ferrante
Elettronica, tastiere e voce di Giovanni Frison

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