1. |
Cinquanta volte perché
05:23
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Erano anni pieni di perchè
le risposte non importavano
era tutto semplice
sfocato
come quando sogni
o apri gli occhi
sott’acqua.
Erano anni pieni di perchè
le risposte non importavano
che potevi permetterti di non ascoltarle
così da ripetere
altre cinquanta volte perchè.
Anni in cui volevi solo costruire e fare il mosto come vedevi fare dal nonno,
anni in cui volevi solo cucine e fare a punto e croce come faceva la nonna,
anni in cui volevi solo colorare sui muri di casa
e che tuo padre ti narrasse altre storie della buonanotte
con un sacco di particolari e personaggi con i nomi strani con intrecci da soap opera lunghissimi e poi nessuno né tuo padre né tantomeno tu ricordavate come fossero iniziati.
Anni in cui sapevi che la vita
era tutta un gioco
e che il massimo della meraviglia
stava nelle bolle di sapone,
nelle carte da collezione,
nelle trottole da battaglia,
nei riflessi colorati
all’interno di una biglia.
E lo sapevi per certo
che ognuno di noi avrebbe raggiunto il suo sogno
diventando da grande un pilota di formula uno,
un astronauta che sarebbe andato sulla luna,
un gelataio che avrebbe inventato il gelato gusto:
la la la la la la la la la la la la la.
Anni in cui volevi fare il giardiniere dei parchi di divertimento
per poter salire sulle giostre tutti i giorni dopo aver potato le piante
Anni in cui volevi fare il ricercatore di scheletri di dinosauri
perchè sapevi che erano davvero immensi e che
t’avrebbero aiutato a non smettere di sognare mai.
Anni in cui volevi solo costruire e fare il mosto come vedevi fare dal nonno,
anni in cui volevi solo cucine e fare a punto e croce come faceva la nonna
che ti chiamava per nome
con affetto ed apprensione e un sacco di implicite raccomandazioni che potevi fare finta di ignorare e che lei avrebbe fatto finta di non aver detto mai.
Erano anni pieni di perchè
le risposte non importavano
che potevi permetterti di non ascoltarle
così da ripetere
altre cinquanta volte:
la la la la la la la la.
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2. |
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CLICK! Hhhha! Ti stai mettendo il pigiama e poi leggerai un po’. Se mi va bene ti addormenterai lasciandomi accesa. Se mi va male mi resteranno circa 20 minuti. Allora cosa stavo pensando prima che tu mi spegnessi? Ah sì!
Un giorno sarò una stella e quel giorno mi chiamerò Sirio
Aspetta, no Sirio esiste già, e allora quel giorno mi chiamerò Mario.
E sarò più luminosa del Sole e così grande che la gente
non saprà più dire qual’è il sole e qual’è Mario
e allora non mi spegnerà più nessuno. CLICK!
—————
CLICK! Ma non voglio chiedere troppo
non mi serve addosso l’attenzione di tutti
mi accontenterei di una galassia lontana.
Oppure se fossi un satellite
che riflette la luce della luna sarebbe fantastico
in fondo quello che importa è CLICK!
CLICK! Stasera ti sei portato a casa la ragazza, bene! Così mi lascerai accesa e mentre voi due giocherete alla lotta io starò pensando al mio futuro.
E se facessi il faro
in un porto sul mare
non sarebbe poi male alla fine
tutta la notte a illuminare il mare
e guardare le navi che passano avrei proprio un bel fascino
anche se, sempre da solo, che noia.
Sarebbe meglio diventare un lampadario in una casa accogliente
con un sacco di gente
ma mi andrebbe bene anche fare l’adbajour.
Che poi in fondo è quella che sono già,
no dai piuttosto che rimanere qua
mi andrebbe bene anche
mi andrebbe bene anche
mi andrebbe bene anche CLICK!
Alla fine era un bel sogno
quello di essere una stella ma si sa che poi le cose
loro vanno come vanno
Bisogna restare con i piedi per terra e accettare la realtà
Ora sono sempre accesa e cambio pure colore non mi posso lamentare anzi sono pure felice
di essere quella che sono
la spia del televisore.
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3. |
Cose
03:16
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Rit: Cose che non servono a niente
come una carta igienica traspirante
tutti i desideri della nostra mente
sono cose che non servono a niente.
Voglio un orologio che scandisca i miei momenti
voglio un navigatore per guidare ad occhi spenti
un cellulare per sentirmi da un’altra parte
voglio un cellulare per sentirti da un’altra parte.
Rit: Cose che non servono a niente
come un semaforo con le luci dipinte
tutti i desideri della nostra mente
sono cose che non servono a niente.
Voglio foto ricordo che rovinino il passato
foto ritoccate per un corpo snaturato
reggiseni imbottiti di illusioni
voglio scarpe col tacco per attrarre attenzioni
nicotina e catrame per sentirmi rilassato
sorprese nelle uova per scordare il cioccolato
Rit: Voglio cose che non servano a niente
come un cane da guardia ipovedente
tutti i desideri della nostra mente
sono cose che non servono a niente.
Voglio tuo bacio e voglio che mi tolga il fiato
voglio amarti solamente dopo che mi avrai lasciato
e voglio canzoni piene di significato
voglio saldi, saldi, voglio tutto scontato
voglio nascere col fiocco per morire impacchettato
e no non voglio ascoltarti quando dici che ho comprato
Rit: Cose che non servono a niente
come un meteo che preveda il presente
tutti i desideri della nostra mente
sono cose che non servono a niente.
Cose che non servono a niente
che ci costringono ad una felicità apparente
tutti i desideri della nostra mente
sono cose che non servono a niente.
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4. |
Felice Ma
03:56
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Il signor Felice voleva solo un punto
per questo lo chiamavano Signor Felice, punto.
La signorina Ma, innamorata del signore Felice
scrisse i loro nomi su ogni superficie.
Allora tutti lo chiamarono Sig. Felice Ma
finché lui si rassegnò alla signorina Ma.
Quel che avvenne poi fu che la signora ma
Decise i nuovi punti del signor felice ma.
E all’improvviso lui non era più sé stesso.
Aveva perso il suo punto.
Gli restavano i punti
della signora Ma.
Che cos’è per il signor Felice
questo punto di Felicità?
Un risveglio con la voglia
di una buona colazione
un neo sulla sua schiena
l’ombra di un aquilone
il sorriso di un amico
un riflesso contro il vetro
il ricordo di due corpi
riparati uno nell’altro.
Quali punti decideva
invece la signora Ma.
Uno per la casa nuova
per il mutuo predisposto
per dei figli, per un cane
per le ferie ad agosto.
Uno per sognare basso
uno per stare al tuo posto
e non baciarmi dopo cena
il tuo sapore mi avvelena.
Poi un giorno lui trovò un biglietto scribacchiato
dentro stava scritto: amore sei cambiato
scusami perdonami, ti devo lasciare.
Lui di risposta gettò i punti nel mare.
E all’improvviso si sentì sé stesso
ecco il suo punto
di partenza
per essere Felice senza punti e senza Ma.
Voglio essere felice.
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5. |
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Ho perso il lunedì
L’ho perso andando a scuola.
Mi è uscito dalla tasca
E non l’ho sentito.
A volte sono così distratto.
Il martedì mi salutò
con frasi di circostanza
Disse che i giorni
gli sembravano uguali
e che le cose peggioravano di giorno in giorno.
Addio mercoledì
che quando ci incontrammo
era giovedì e non ci riconoscemmo.
Luci diverse nei nostri occhi
parole straniere sulle nostre lingue.
Con il venerdì ci litigai
per tradimento
scordammo tutto il bene
che un tempo ci volemmo.
E non ci parlammo mai più.
Poi giunse il sabato
con la sua febbre:
E fu subito sera.
I sintomi erano:
Uscire insieme
Uscire sempre insieme
Uscire sempre e solo se insieme.
Mi costrinsi a perderlo
per vivere anche con gli altri giorni.
Alla domenica
raccontai
tutta questa storia.
E lei mi rispose
mi rispose sorridente:
I giorni persi per strada
saranno sempre nei tuoi ricordi.
Di quelli che incontrerai
siamo solo certi che saranno giorni.
Ma quelli che ora ti stanno vicino
ridi e bevi con loro fino al mattino.
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6. |
Cena tra amici
02:27
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Quanto tempo! Ma sei dimagrito?
Trovi? Tu invece hai l’aria un po’ stanca!
Cosa vuoi, questo lavoro mi succhia l’anima.
Ti capisco ma bisogna pur mandarla avanti la carretta.
Ma senti, stai ancora con...?
Con chi?
Dai con...
Con chi?
Dai, con la...
Ah! No.
E come mai?
Beh sai come vanno queste cose.
Mi dispiace.
Mi passi il sale?
Mmm, scotta!
Appoggialo che porta sfiga.
Piuttosto, tua mamma sta bene?
Sì, è morta.
Cosa vuoi, tocca a tutti prima o poi.
Siamo nati per morire.
Su questa vita siamo di passaggio.
E non ci sono più le mezze stagioni.
Prima fa caldo, caldo caldo. Poi fa freddo, freddo, freddo.
Non sai mai come vestirti.
Sono anni che non faccio il cambio degli armadi.
E il meteo non è per niente d’aiuto.
Rosso di sera bel tempo si spera e poi invece piove tutto il giorno.
Però se non piovesse, il governo non sarebbe neanche ladro.
Ma se è tutto un magna magna.
Bravi a parlare, ma poi i fatti?
Si è fatta proprio l’ora di andare.
È stato bello rivedersi.
Saluta tutti a casa.
Restiamo in contatto eh.
Poi magari un caffè uno di questi giorni.
Ma guarda questo mese sarà un inferno.
Ma sì con calma.
Anche dopo le vacanze.
Ah, poi io parto.
Va beh dai ci organizziamo con calma, quando hai tempo.
Eh averne di tempo eh.
Comunque sei proprio dimagrito!
Trovi? Tu invece hai proprio l’aria stanca.
Cosa vuoi, questo lavoro mi succhia l’anima.
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7. |
Schiaffo
03:46
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Datemi uno schiaffo
quando sarò grande
e avrò la convinzione
di aver capito tutto
di aver capito come
si parla d’amore
con le tasche piene
zeppe di consigli.
I film davvero belli
sono quelli di una volta.
Datemi uno schiaffo
se non vorrò sporcarmi
e sentirmi i polmoni
pieni di polline
se non saprò aspettare
l’alba sulla spiaggia
gli occhi sulle stelle
la schiena sulla sabbia.
A casa si sta bene
tra il cuscino e le lenzuola.
Datemi uno schiaffo
se getterò la spugna
ormai prigioniero
di questo carattere.
E mi fingerò contento
mandandovi il buongiorno
mandandovi un la mento
per ogni lunedì.
Cambiatelo voi il sistema
io neanche ammorbidente.
Datemi uno schiaffo
se avrò dimenticato
come si gioca.
E se mi verrò a dire
con la faccia da di legno
sì, sono davvero
davvero felice
È allora che dovrete darmi uno schiaffo.
Sarebbe bello riusciste a farmi piangere.
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8. |
Il pianto scordato
05:25
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Un po’ alla volta lo scordò
come un sogno che si infrange
contro il sole del mattino
si scordò come si piange.
E pensare a quei bei tempi
in cui bastava proprio poco
si piangeva per un niente,
un rimprovero, un gioco.
Si piangeva senza sosta
senza il minimo pudore
si piangeva che era sfogo,
era gioia, era dolore.
Così mentre navigava
il mare della nostalgia
s’imbatté nelle comari
e nella loro litania.
Tutti san che le comari
sono sagge in ogni campo
e se glielo viene chiesto
sono esperte anche del pianto.
Cominciarono a prescrivere
con sapienza e devozione
queste colte chiromanti
queste vecchie chiacchierone.
Dieci lacrime di gioia
perlomeno vanno spese
per ciascuno matrimonio
e battesimo in paese.
Cento lacrime di rabbia
contro il telegiornale
per questi giovani
senza fede né morale.
Ma se piangi di dolore
di morte e malattia
mille lacrime sono poche
sfoga in pianto l’agonia.
E lui ci provò per mesi
a seguir la prescrizione
ma non vide risultati
neanche vide un luccicone.
Però vide una cipolla
ed ebbe l’illuminazione
basta solo farle un taglio
e piangi senza una ragione.
Lui la prese, la tagliò
e ci infilò pure la faccia
tuttavia delle sue lacrime
non c’era alcuna traccia.
Ma cocciuto come pochi
mica si era rassegnato
fece il giro del paese
cercando il pianto scordato.
Incontrò un esorcista,
un chirurgo, un attore,
incontrò un temporale
incontrò un controllore.
Incontrò dei fanciulli
che con le domande
prendevano a schiaffi
un uomo più grande.
Incontrò fidanzati
non troppo felici,
una lampadina
incontrò vecchi amici.
I giorni perduti,
quelli inconcludenti,
le cose più inutili
e rumore di genti.
Ciò nonostante
il viaggio fu vano,
gettò la spugna
e si gettò sul divano.
Lì, sconsolato sconfitto
e affranto,
sentì quel suono
dalla stanza accanto.
Quel suono dolce
e consumato
sembrò il suo nome
sussurrato
dalla voce della nonna
dal suo accento marcato.
E si sentì bambino
e si sentì gocciare
dagli occhi sulle guance
lente lacrime d’amore.
Erano salate
come quelle del mare.
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9. |
Genti
03:13
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Ho sentito di genti che annusano il mare e possono guadarlo per ore senza invecchiare.
Ho sentito di genti che ribaltano il mondo, per un sorriso accennato, intravisto, cercato, sognato.
Ho sentito di genti che non sanno la strada e giocano a perdersi ancora un bel po’.
Ho sentito di genti che senza dolore veston di bianco quando arriva la Morte,
con canti la aspettano e i tamburi la suonano, eccoti grande mia dolce signora.
Ho sentito di genti che si raccontano storie, corti racconti della buonanotte,
un viaggio nel sonno, si tengono per mano così che il risveglio non sia troppo lontano.
Ho sentito di genti, non solo bambini,
che a piè pari dentro una pozzanghera si tuffano urlando gioiosi e leggeri.
E queste genti che annusano il mare le ho sentite davvero, sono dentro di me,
mi tengono stretto, mi riempiono gli occhi e domandano ancora
perché.
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