1. |
Spettrogramma
01:31
|
|||
Spettrogramma della mia situazione istantanea.
Statico.
Statico.
Ansia!
Corro, corro, corro, corro,
corro, corro, corro, corro, VOLO.
Acqua alla gola.
Statico.
La mia batteria non si scarica mai.
Eppure com’è che vorrei ricaricarla?
E poi su quale alimentatore?
|
||||
2. |
Il tavolo sul soffitto
04:28
|
|||
Se il tavolo fosse sul soffitto
di fianco al lampadario
di sicuro noi non mangeremmo la minestra
ma soltanto cose che si mangian con le mani
per evitar che ce le porti via
la forza di gravità
E a preparar la tavola
servirebbe la scala
e i piatti verrebbero incollati con l’attack
una volta seduti dovremmo tenerci forte
e il pranzo di Natale chissà poi
chi lo digerirà
Se i tavoli crescessero sul soffitto
e i bambini nascessero dai cavoli
avremmo tutti quanti troppi scrupoli
nel dire che l’amore è bello assai
Se i tavoli crescessero sul soffitto
e se per farne uno bastasse un fior
non ci alzeremmo forse mai da tavola
ma ci scenderemmo, caso mai
Se il tavolo fosse sul soffitto
di fianco al lampadario
vedremmo tutto quanto per lo meno un po’ al contrario
il tg comincerebbe a raccontare barzellette
ma in fondo poi di questo cambiamento nessuno se ne accorgerebbe.
Vivremmo per amare
e non per lavorare
il papa vestirebbe non di lino ma di stracci
de andrà sarebbe stato presidente del consiglio
e silvio berlusconi suonerebbe in crociera il piano bar.
Se i tavoli crescessero sul soffitto
e i bambini non nascessero dai cavoli
saremmo tutti quanti meno stupidi
e non berremmo mai la coca light.
Se i tavoli crescessero sul soffitto
e se per farne uno bastasse un fior
non tratteremmo l’iphone come un figlio
staremmo bene anche senza il wifi.
Se il tavolo fosse sul soffitto
il pranzo sarebbe una scusa
per veder le cose da un altro punto di vista
Se il tavolo fosse sul soffitto
il pranzo sarebbe un motivo
per dare una svolta al tuo solito tram tram
Spenderemmo i soldi
per viaggiare e visitare
per aprirci la mente e non per chiuderci nei bunker
daremmo il giusto senso a ciò che lo ha per davvero
passando le giornate non sui social
ma sul mondo vero.
Se i tavoli crescessero sul soffitto
e i bambini nascessero dai cavoli
avremmo tutti quanti troppi scrupoli
nel dire che l’amore è bello assai
Se i tavoli crescessero sul soffitto
e se per farne uno bastasse un fior
non ci alzeremmo forse mai da tavola
ma ci scenderemmo, caso mai
Se il tavolo fosse sul soffitto
e tutto l’universo
si trovasse dentro una tazzina di caffè
starei bene attento a come dosare lo zucchero
e a spanderne il meno possibile dal soffitto sul parquet.
|
||||
3. |
Nere farfalle
02:45
|
|||
Nere farfalle dentro di me
come in un barattolo di vetro
sentono il sale che porta silenzio
chiedono arte, chiedono vita.
Chiedono nuovi tramonti d’arancio
dietro agli argini, tra i girasoli
sogni barocchi di polvere e avorio
lacrime appese ai fili di un arpa.
Brezza d’estate che suona in sordina
scuote il barattolo e tutte le ali
scontrano il vetro, nere di notte,
sono emozioni, istanti ricordi.
|
||||
4. |
||||
Le luci delle macchine e dei lampioni
che si riflettono sui finestrini.
Freni che fischiano davanti a un bar
mi sento sicuro come sul divano davanti alla TV
e incerto e precario
come da solo ne buio.
La notte, al di fuori del vetro,
prende e nasconde tutte le cose
che non sanno brillare
di luce propria.
Siamo una manciata di sconosciuti, ognuno pensa solo ai fatti suoi.
Sogni e illusioni al vivavoce, la ragazzina con le ginocchia scoperte
critiche e lamenti, una donna al telefono
“non c’è lavoro”, un’altra all’autista.
Sale un ragazzo che scherza al cellulare
sale un ragazzo che scherza al cellulare.
La notte, al di fuori del vetro,
prende e nasconde tutte le cose
che non sanno brillare
di luce propria.
Siamo una manciata di sconosciuti, ognuno pensa solo ai fatti suoi,
siamo una manciata di sconosciuti, e tutti vicini protetti dai finestrini.
E’ stanco
il motore sbuffa ed aspetta di riposarsi
che lunga giornata.
Costruirsi una trappola
è l’unico modo, per sentirsi liberi
una volta ogni tanto.
|
||||
5. |
Entropia
05:08
|
|||
A volte vorrei tornare
ad un istante prima
soltanto un istante
prima di aver detto la cazzata
aver fatto la frittata
ma non posso
rimetterla nell’uovo.
Solo un istante prima
di offendere mio padre
per mordermi la lingua
Prima di macchiarmi di varichina
di quel tuffo in piscina
col cellulare
nella tasca del costume.
Entropia
Punto di non ritorno
Disordine dell’universo
Entropia
Disordine della mia testa
impossibile tornare indietro
A volte vorrei tornare
ad un istante prima
soltanto un istante
aver distrutto un’amicizia
e lasciato la prima ragazza
per rifarlo
ma con più dolcezza
Un istante prima
aver messo la firma
sul contratto a rate
prima di aver spremuto a fondo
tutto il dentifricio
ma non posso
rimetterlo nel tubetto.
Entropia
Punto di non ritorno
Disordine dell’universo
Entropia
Disordine della mia testa
impossibile tornare indietro
A volte vorrei tornare
ad un istante prima
aver detto ti amo senza pensarlo
prima di aver strisciato la macchina
di aver bruciato il computer
sbagliando
tensione di alimentazione
prima di aver rinunciato
a una qualsiasi notte brava
o prima di ogni minuto perso
(perso e) che non tornerà.
|
||||
6. |
Tessere magnetiche
05:23
|
|||
Dev'essere brutto morire.
Ma non per la morte in se.
Ma per quello che ci si perde poi.
Trovo bella quanto sadica la vita.
Ti guardi intorno e nel caos ingestito della della gente
sembra ci sia qualcuno che preme i bottoni,
che muove i fili.
Come le chiavi elettriche negli hotel.
La infila e chick e chack si accende la luce e trovi al mondo.
La toglie chick e chack e si spegne tutto.
E ci si trova così aggrappati a quella tesserina di plastica
che si fa di tutto per bloccarla,
per fare in modo che non sgusci fuori dalla sua fessurina.
Eppure non ce ne si può fare niente.
Sono in nottate come questa
che ci si sente inutili come lo sputo
e allo stesso tempo indispensabili come la saliva.
In cui le strade diventano tutte mie
e una vecchia canzone di elvis, neanche una delle migliori,
diventa la cosa più preziosa che ho.
|
||||
7. |
||||
Il chitarrista della metro,
sbronzo ormai dal pomeriggio,
di Vivaldi faceva un allegro,
di Paganini faceva un capriccio.
E il suo umor divenne tetro
quando il signor testa di ciccio
indicando l’uomo ebbro
disse <<suona peggio d’un riccio>>.
Fato volle che nella metro
proprio in quel bel pomeriggio
(si aggirasse poco addietro)
assistesse a quel teatro
niente di meno che un riccio.
Questi si sentì un po’ offeso
dal parlar di quell’omaccio
così al musicista ebbro
la chitarra chiese il riccio.
Con maestria muoveva il plettro
e cacciò un bell’assolaccio
gliela mise nel di dietro
a quel pirla di sir. Ciccio.
Disse grazie all’uomo ebbro,
mostrò il dito al signor Ciccio,
e se ne andò con passo allegro
fiero e soddisfatto il riccio.
E il chitarrista della metro
sbronzo ormai dal pomeriggio
tornò a suonare un bell’allegro
tornò a suonare un bel capriccio.
La morale del canovaccio
e la lezione di questo bisticcio
è “mai sottovalutare un riccio
o la fantasia di un uomo alticcio”.
|
||||
8. |
Europa
05:45
|
|||
E mi trovo ad affrontare
La solitudine e la voglia di fare
Che non mi salta addosso quasi mai.
Combattere il bisogno
Di una birra in compagnia
Fuggire da me stesso.
E tu sopra l’Europa
Tra i Beatles e il tè alle 5
Mi parli di ubriachi e libertà
Qui le zanzare pungono
E mi pungono l’anima
E noi ci amiamo dentro una webcam
E dio salvi gli amici,
ma solo quelli stronzi,
quelli di cui non ti libererai.
Quelli che ti abbracciano
E ti prendono a pugni,
a volte sbronzi, sobri quasi mai.
E i grilli, cantano in ¾
Accompagnati dal suono
Del mio stereo spento ormai.
La luna non la vedo,
attraverso la parete,
ma sono convinto che ci sia.
Credevo di spremere l’arancia
Della vita, credevo di spremerla
quanto basta.
E ora che sono stato
investito da quel tir,
sono assuefatto e non mi basta più.
Drogati nei polmoni
Dall’aria degli adolescenti
L’amore intorno esplode come in guerra.
E andandosene lascia i suoi morti e i suoi feriti
In pozzanghere di lacrime e di sperma.
Eppure ogni volta che lo trovo
mi si scalda il cuore
Che si scorda le corde vocali
Urlando alla mia sobrietà.
Eppure ogni volta che lo trovo
mi si scalda il cuore
Che si rompe le corde vocali
Per offendere la mia sobrietà.
|
||||
9. |
Altro
05:13
|
|||
Cerchiamo il calore del sole sulla pelle
il sorriso della donna che amiamo
guidare di notte con la giusta canzone
cerchiamo una storia
e una birra fresca.
Cerchiamo un abbraccio, un bel panorama
una boccata d’aria pulita
un po’ di silenzio e una carezza
o forse soltanto la verità.
E abbiamo un remoto lontano senso
d’infinito che portiamo dentro di noi
e ogni tanto salta fuori a dirci
che non è tutto qui.
Ma non c’è altro che possiamo chiedere,
ma non c’è altro in qui possiamo credere,
ma non c’è altro.
E’ tutto qui.
|
||||
10. |
Sassi alla finestra
03:24
|
|||
E sassi alla finestra
nel mezzo della notte
distese
di girasoli
e l’amore che spostava le montagne
e che sbloccava il traffico in tangenziale.
E le stesse approvavano
questo era importante
io fumavo e tu
non capivi perché.
E i problemi ci hanno sempre
tenuti sotto braccio
come due vecchi amici
che non ci siamo scelti
ma che visto che ci sono da tanto
ormai teniamoli.
E io vorrei soltanto
tornare
a tirare
sassi alla finestra
nel mezzo della notte
come un ladro
e portarti nei campi di girasoli
che non ci sono più
e baciarti
senza chiederti niente.
Gli anni che facevamo l’amore
e non ci fregava dei passanti
che tanto erano ombre
sul nostro universo.
e portarti nei campi di girasoli
che non ci sono più
senza chiederti niente
se non di tenermi in vita.
|
||||
11. |
Lei e il cane
03:31
|
|||
Avevano gli stessi occhi
piccoli dispersi
vetri di bottiglia.
Sedevano vicini
nell’autobus
diretto a Helsinki
non come due amici
ma più come due
che si volevano molto bene
Lei si faceva cadere
la sua treccia rossa
alla sinistra del collo
Ogni tanto si accarezzavano
lei con le mani
e lui con lo sguardo.
L’attesa di lui era la cosa più distante
che potesse esistere
dal senso di rassegnazione di lei.
Eppure avevano gli stessi occhi
lei e il cane.
|
||||
12. |
||||
Sono bidello
Di scuola statale
E lavo i cessi
Ma nei weekend
Indosso il casco
Prendo la moto
Accendo il motore
E via ai 130
Se non ci sono
Gli autovelox
Altrimenti rispetto
Limite 50
Nella vallata
Come una lince
E poi tornanti
Fino alla cima
Giunto in montagna
una sigaretta
L'accendo felice
E guardo giu
Con la natura
E la mia cicca
Trovo la pace
dentro di me.
Ha detto il dottore
Che sto un po male
Lo stinco incurvato
E il pancreas striato
Il mento convesso
E un fianco in calore
Ed è meglio che io
Smetta di fumare
Ma ho ancora la moto
E dopo i cessi
A fine giornata
Vado per la vallata
E in cima alla cima
Guardo un po’ giù
sto ad aspettare
Ma non so che fare
Boia che noia
Dov'è la mia pace?
Ma che motivi
Ho per stare lì?
Così torno a casa
E ripongo la moto
Vado a dormire
E sogno così
Grandi fumate
Nella vallata
Con molta pace
Unicorni e lillà
Ma poi mi sveglio
E non ha piu senso
salire in moto e
Guidare fin li
Così yesterday
Ho venduto la moto
|
||||
13. |
Domande
04:36
|
|||
Fuma, piove.
Guarda la gente e la strada, bagnate.
Fermati, scrivi.
Il mondo negli occhi e le tasche vuote.
Sopravviveremo al cancro?
E sopravviveremo a noi?
E domani ci ameremo,
o non ci arriveremo mai?
Continueremo a stare bene
e ad inseguire i nostri sogni
e a non guarire mai
dalla follia di vivere?
A non cadere mai
nell’abitudinarietà
dei luoghi comuni,
delle persone normali?
E a non pensare mai
di sapere cosa pensi?
Ed essere felici
stringendoci al tramonto?
E vorrei non domandare
e darti sempre tutto
e dirci sempre “ti amo”
per solo ciò che siamo.
E non smettere di farti
le sorprese e le carezze
e di prenderti in giro
e dirti cose dolci.
E non seguir l’esempio
di nonni e genitori,
con neanche un soldo in tasca
e la vita negli occhi.
Continueremo a rider
degli sguardi della gente,
degli scherzi del tempo,
facendoci il solletico?
Fermati, scrivi.
Guarda le strade e i piccioni bagnati.
Pensa, ridi.
Respira la vita a pieni polmoni.
|
||||
14. |
Vi mostrerò le caviglie
04:06
|
|||
E verranno giorni in cui anche io vi mostrerò le caviglie,
che la notte non farà paura.
Che non dovrò più svegliarmi alle 4 per cambiare casa
e aver paura di venir scoperto dal buonsenso.
Verranno giorni in cui potrò buttare a fiume
secchiate del mio buon tempo
senza rimpiangerne una goccia,
nei quali sarà la televisione che comincerà a guardarci
e i vecchi torneranno
a giocare a carte e a ricevere la pensione.
In cui i gusti musicali degli italiani miglioreranno
o peggioreranno e torneremo ad ascoltare Povia.
Giorni in cui l'umidità della notte non ci ghiaccerà le ossa
e le nostre vesciche saranno cisterne.
Giorni che ci meraviglieremo davanti alle stelle
che ci meraviglieremo di noi animali chiusi in gabbie in cemento,
che saremo travolti dalle nostre vite
e non saremo più capaci di cambiarle
e di rinunciare all'ora legale.
Giorni in cui le nostre scuole
cominceranno ad insegnare qualcosa,
e i professori ad amare la cultura .
In cui io mi farò la barba e non sarò l'unico,
ma questo non sarà un problema,
perchè non dimostrerò
6 anni di meno.
Mi dimenticherò degli amici,
e loro dimenticheranno me,
e i nonni saranno morti
e nessuno ricorderà più la guerra
e la sofferenza
e come si scrive una lettera d'amore
perchè ci si manderà un messaggio vocale su whatsapp.
E le ciminiere saranno piene dei giocattoli uccisi dai tablet
e di semafori uccisi dalle rotatorie.
E l'orizzonte verrà coperto da schermi a plasma
che sono poi, in fondo, meglio definiti.
Giorni in cui vaffanculo diverrà un complimento,
in cui si salveranno solo gli amici più stronzi e i parenti serpenti,
e non ci si dovrà più nascondere per scoreggiare o per leggere una poesia
ma si potrà farlo in piazza, perchè ci sarà qualcuno lì ad ascoltare.
Giorni in cui io e te cominceremo a parlare,
ad ascoltarci in silenzio e a smettere di desiderare il nord,
e non avremo paura a volerci bene
perchè tanto non avremo un cazzo da perdere.
|
||||
15. |
||||
Se l’universo intero, le galassie e le meteore,
le stelle, gli asteroidi, i tropici, gli strabici,
i medici e i tricicli, i rauchi e i bicipiti,
e gli stereotipi, i campi e le distese,
le case, le chiese, il maggese, le pretese,
i sogni, le speranze e le ricorrenze,
i cartelli stradali e i ricchi schiacciati sulle tangenziali.
I sogni imbalsamati dei nostri genitori,
i tasti bianchi e neri e la cometa di Hanley
il disordine della mia camera e della mia testa,
le ciabatte di mio padre, Shackespeare e le mie canzoni,
mosca, new york, e santa maria di leuca,
i ricordi e gli orchi delle storie dei Grimm,
le talpe, gli uomini e gli altri animali che ci vedono poco.
Le poche attenzioni che le persone si scambiano
l’argine dietro casa, il big bang e la luna,
l’arena di verona e tutti gli accendini,
la lega nord, i buchi neri,
i neri, noi e gli altri clandestini,
le supernove, le superstrade,
i supereroi dei fumetti e quelli della vita vera
si trovassero nel mio caffè espresso, lungo, quasi annacquato…
beh starei attento a dosare lo zucchero
e a mescolare con cautela
senza spanderne neanche una goccia (o comunque il meno possibile).
Se spandessi dalla tazzina giove, la via lattea, l’america
o qualche altra insignificante briciola dell’universo,
diciamo che mi dispiacerebbe un po’.
E poi non vorrei creare tsunami di asteroidi,
mescolando il caffè nel senso sbagliato.
E poi starei lì ad osservarlo per alcuni minuti,
nella sua bellezza e nel suo aroma tostato.
E assaporerei a fondo con le narici prima di berlo.
E poi giu, un piccolo sorso alla volta
cercando di assaporarne il più possibile la sia immensità
e la sua limitatezza e il suo infinito.
Ma è solo un caffè.
[C’è sempre un fondo di verità
O per lo meno di caffè.]
|
If you like L'universo in una tazzina di caffè, you may also like:
Bandcamp Daily your guide to the world of Bandcamp